lunedì 31 gennaio 2011

Nord e Sud, unire l’Italia, dai banchi di scuola.

Francesca Puglisi

Girando per il Paese per presentare del proposte del Pd sulla scuola ed incontrare genitori, studenti ed insegnanti ho notato un bellissimo segnale, nel mezzogiorno, che dovremmo raccogliere e sostenere. Da ragusa a potenza, da napoli alla calabria, ai nostri incontri partecipano tante madri che chiedono a gran voce più servizi educativi per la prima infanzia e tempo pieno per i propri figli nella scuola primaria. Quelle madri sanno bene che il futuro dei propri figli e della propria terra si gioca investendo sulla conoscenza. I test Invalsi e i dati OCSE Pisa parlano chiaro: il rendimento scolastico degli alunni è più alto in quelle regioni dove si investe in educazione di qualità sin dalla tenera età ed è più diffuso il modello educativo del tempo pieno nella scuola primaria. L’Eurispes nel capitolo di “Raporto Italia” dedicato alla “Dis-Unità” denuncia che “tra tutte le realtá del degrado meridionale quello della scuola è quello che richiederebbe l'intervento pubblico piú urgente e incisivo". Ovviamente il Governo Berlusconi “prende atto” dei divari e non fa nulla per colmarli. Anzi, taglia a man bassa il bilancio dell’Istruzione. L'abbandono scolastico coinvolge ancora il 23 per cento dei giovani che vivono nel sud Italia e il 16,5 per cento dei coetanei del Centro-Nord. In Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, almeno un giovane su quattro non porta a termine il proprio percorso scolastico dopo la licenza media. Chi nasce nel Nord Italia parte con un vantaggio di ben 68 punti nelle competenze, indipendentemente dalle proprie capacità e dalla propria volontà. Non è solo un problema di giustizia sociale: la dispersione scolastica e la mancanza di equità costano, perché abbassano le potenzialità di successo, riducono la competitività, aumenta l’emarginazione sociale, che necessita di risorse per essere affrontata. La Fondazione Agnelli ha calcolato che se in Italia si riuscisse a eliminare l’abbandono scolastico, ci sarebbero 1 milione e 300 mila occupati in più e un reddito aggiuntivo di 70,7 miliardi di euro per anno, pari al 4% del PIL. La rassegna Starting Strong, ha sottolineato l’importanza di servizi educativi di buona qualità per il successo scolastico e per l’Italia chiede un impegno importante della cosa pubblica nel settore, per combattere la povertà e l’esclusione sociale. L’obiettivo è anche quello di favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Nel 2008 invece la percentuale di bambini che usufruisce dei servizi per l’infanzia non raggiunge il 3 per cento in Calabria e in Campania, quando l’obiettivo di Lisbona è del 33% e una donna su due non lavora o ha proprio smesso di cercarlo un lavoro. Per riequilibrare il sistema di servizi per l’infanzia sul territorio nazionale, per consolidarlo e qualificarlo, sono necessari nuovi interventi e strategie, cabine di regia, a livello nazionale e locale, che sappiano integrare e raccordare gli interventi istituzionali. I modelli educativi del tempo pieno e del modulo con le compresenze degli insegnanti, sono considerati un'eccellenza a livello europeo, e producono, proprio grazie al lavoro in piccoli gruppi, i più alti livelli di apprendimento degli alunni. Ma nel sud questo modello educativo, è una vera rarità. Nel Mezzogiorno vogliamo che le scuole siano aperte tutte il giorno, come luogo di aggregazione e come presidio sociale, perché come diceva Caponnetto “la mafia teme più la scuola delle aule di giustizia”. Scuola, lavoro, socialità, diffusione della cultura della legalità sono condizione essenziale per lo sviluppo di più elevati livelli di sicurezza nel territorio. Vogliamo promuovere un sistema di Istruzione e formazione tecnica-professionale di qualità, attraverso sistemi regionali legati alla realtà territoriale che sappiano rilanciare il sistema produttivo e il made in Italy. Serve poi un piano straordinario per l’edilizia scolastica per la manutenzione, la messa in sicurezza degli edifici scolastici e l’edificazione di nuove scuole. Dare avvio a centinaia di nuovi cantieri, avrebbe un impatto positivo sull’economia e l’occupazione. Altro che ponte sullo stretto di Messina!
Siamo noi che possiamo rappresentare la speranza, il sogno, per realizzare le aspirazioni dei giovani. Diamo forma ad un futuro che oggi e' fatto solo di precarietà, Occorre innanzi tutto riparare i danni enormi e profondi causati dal malgoverno di Berlusconi e dei suoi ministri, per garantire dal Nord al Sud del Paese una scuola di qualità per tutti, che sappia prendersi cura del successo scolastico dei ragazzi e delle ragazze, al di là della provenienza geografica o della condizione familiare di partenza, poiché questo è il compito che la Costituzione affida alla scuola della Repubblica. Quale Paese è mai questo, dove le aspettative di un giovane per la propria vita vanno dall'essere disoccupato al rimanere precario? La scuola non reggerà l’urto della terza tranche di tagli di personale che l’attende il prossimo anno. Si tratta di altri 35.000 docenti e collaboratori senza il contributo dei quali non sarà possibile rispondere alle domande di tempo pieno, garantire il sostegno agli studenti con disabilità o il funzionamento dei laboratori e molto altro ancora. Per questo, a partire dalla discussione del Mille Proroghe, invitiamo il Governo e la maggioranza, oltre a tutte le forze democratiche di opposizione che hanno a cuore la qualità della scuola pubblica, a rinviare i tagli, votando gli emendamenti presentati dai senatori del Partito Democratico. Sarebbe un atto di buonsenso e di civiltà.
Di recente ho visto un bellissimo film "we want sex" . Narra la storia delle operaie inglesi della Ford che nel '68 fermarono gli stabilimenti per rivendicare la parità salariale. Anche li ci fu un amministratore delegato che minaccio' di riportare gli stabilimenti negli usa. Ma quelle operaie non furono lasciate sole. Ci fu allora un ministro donna che si occupò della trattativa. Gli stabilimenti restarono in Inghilterra e nel '70 la parità salariale in quel Paese divento' legge. E una domanda che quel ministro donna ad un certo punto fa al premier inglese continua a scuotermi: quando il nostro paese ha smesso di combattere per l' uguaglianza e la libertà? Ecco, quando il nostro paese ha smesso di combattere. Quando ci siamo arresi a vedere le nostre coscienze sprofondare sul divano, addormentate da vent'anni di trash televisivo ? Toccato il fondo, e' tornato il momento di combattere, di essere più forti delle nostre divisioni, perché solo se le nostre voci sapranno essere un coro sapremo essere davvero credibili. Per questo sarò in piazza il 13 febbraio con le donne e il 5 marzo con Articolo 21 per difendere la Costituzione perché “io non ci sto”. Non ci sto a rassegnarmi ad un’Italia dove il futuro dei giovani è chiuso tra disoccupazione e precarietà; non ci sto ad essere rappresentata da un presidente del Consiglio che considera le donne o miti casalinghe o carne giovane da mercimonio; non ci sto a vedere la Costituzione ridotta ad un fastidioso orpello di cui fare a meno al più presto. Non e' un Paese libero quello in cui il Presidente del Consiglio irrompe di continuo in diretta televisiva e dilaga con i suoi videomessaggi. Non e' un Paese libero quello in cui il Presidente del Consiglio risponde all'invito del Capo dello Stato di andare a chiarire dai giudici con un "non ci penso proprio, mi diverto". Non e' un Paese libero quello in cui il Presidente del Consiglio denigra la magistratura.
Il declino dell’Italia sta purtroppo seguendo il declino di questo anziano signore che insiste nel truccarsi per sembrare un giovanotto.
Il Presidente Oscar Luigi Scalfaro ci mette in guardia dal tentativo di sovversione dell’ordine democratico in atto, un tentativo che non viene fatto con i carri armati, ma con le televisioni e le leggi, entrambe asservite al potere di uno solo, mentre i cittadini sono lasciati soli, sempre più spesso in situazioni di forte disagio economico e sociale che ci riportano indietro di decenni.
Ridare dignità e valore alle donne, difendere la scuola pubblica e la Costituzione sono, in realtà, la medesima battaglia, e non solo perché è stata proprio la nostra Carta a scrivere che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso…”, ma soprattutto perché nella Costituzione c’è l’idea di una società dove il cittadino non è suddito, ma è portatore di diritti e di doveri che ne fanno il protagonista della vita civile e democratica, e dove le opportunità e il merito non sono legati alla prostituzione del corpo e della mente, ma si conquistano con lo studio, il lavoro, l’impegno e il sacrificio, con le capacità di ciascuno esercitate liberamente e responsabilmente.
Andiamo in piazza e riappropriamoci della democrazia e della libertà. Andiamo in piazza per dire al mondo intero che gli uomini e le donne di questo Paese sono molto meglio di chi li Governa. Per questo Berlusconi si deve dimettere. Qui c'è un partito pronto a tornare a governare, le proposte che abbiamo presentato nelle tre assemblee nazionali anche se ignorate dai media, possono fare la differenza. Non permetteremo che i giovani e le donne paghino il prezzo delle politiche di questo governo. Le giovani generazioni devono vedere nel pd la forza che può cambiare il paese per farlo diventare un paese più giusto. Allora rivolgiamoci ai giovani e alle donne. Noi saremo la prima linea di difesa del vostro futuro.

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